Matthias e Maxime: “E non sarà stato vano aspettarsi tanto”

Due amici di infanzia e un bacio che metterà in discussione le vite di entrambi: Dolan torna al cinema con Matthias & Maxime, un inno all’amore e all’amicizia.

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Dolan ritorna a girare in Québec dopo la delusione americana (“La mia vita con John F. Donovan”) con un film semplice e personale che riprende i temi principali delle opere del regista, ovvero la ricerca della propria identità (sessuale e non), il rapporto conflittuale madre-figlio e l’amicizia.

Non è una storia di gay, ma una storia di vita. Non è una storia di amori omosessuali ma un semplice storia d’amore.

Xavier Dolan

Sono queste le parole con cui Xavier Dolan, al suo ottavo film, aveva presentato “Matthias et Maxime” al Festival di Cannes (2019). Parole che fanno comprendere a fondo quale sia la vera essenza del film ma che chiariscono anche il pensiero dell’enfant prodige sul concetto di amore e su un’insita quanto errata necessità delle persone di etichettare i rapporti e di etichettarsi.

E’ la storia di due uomini che si rimettono in discussione dopo che pensavano di aver trovato il loro posto nel mondo. È un film sulla trasformazione, sul cambiamento che arriva quando siamo posti davanti a delle novità. Loro si conoscono da sempre, ma non conoscono abbastanza se stessi, tanto da non arrivare mai a pensare alla possibilità di una relazione tra di loro. Vengono travolti da un desiderio improvviso, quasi per caso.

Xavier Dolan

Ed è infatti a causa di una scommessa persa che Matthias accetterà di prendere parte al cortometraggio di Erika insieme all’amico Maxime. Un corto che prevede un bacio tra i due e che insinuerà un dubbio profondo in entrambi, destabilizzando soprattutto la vita di Matthias.

Dolan mette in scena due realtà completamente differenti: quella di Matthias, brillante avvocato che ha di fronte a sé una carriera promettente e già avviata e una relazione amorosa stabile, e quella di Maxime, pronto a partire per l’Australia per ricominciare da zero e fuggire dall’instabilità mentale della madre. Ed è interessante vedere come la vita di Matthias, nonostante un’apparente stabilità, sia molto più turbata dai dubbi logoranti rispetto a quella di Maxime in cui questi diventano quasi un piccolo addendum tra tanti (troppi) problemi.  

Dolan ritorna come attore in un suo film dopo ben sei anni (Tom à la ferme) con un personaggio che potrebbe assomigliare quasi a un alter ego dell’autore: Maxime non riesce a trovare il suo posto nel mondo, non riesce a esprimere i suoi veri sentimenti ed è pieno di paure, rimpianti e rimorsi rappresentati concretamente dalla vistosa voglia che ha sul viso, manifestazione di un dolore apparentemente sommerso ma pronto a riemergere con tutta la sua portata nociva. Una ferita, una cicatrice pronta a sanguinare da un momento all’altro e a danneggiare di nuovo la sua vita (emblematica la scena sul bus in cui a riaprirsi è una ferita nuova causatagli dalla madre poco prima).

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E così un semplice quanto innocuo bacio è destinato a spezzare un apparente equilibrio, a rompere ogni convenzione sociale e a stravolgere le vite di due persone (in)certe della propria sessualità. Dolan rinuncia agli eccessi registici, si allontana da quella cultura spudoratamente pop per regalare un film più intimo, semplice, dolce e leggero.

La colonna sonora è molto variegata: molte scene sono accompagnate da musica classica, scelta che Dolan aveva già preso (seppur in minima parte) in Mommy e in Les Amours Imaginaires, ma non mancano pezzi pop.

Il film si svolge nei giorni precedenti alla partenza di Maxime, giorni di tristezza per Matthias che sta per veder partire l’amico con cui è cresciuto: il ragazzo viene sopraffatto dai sentimenti, dalle paure e dai dubbi. Sentimenti che però non riesce ad esprimere e che cerca in ogni modo di sopprimere in modo da poter accettare meglio la netta separazione che presto sarà costretto ad affrontare. Il bacio del corto di Erika è un gesto che segna la destrutturazione della figura di Matthias: da brillante avvocato sicuro di sé, il ragazzo inizierà a vedere la realtà con occhi diversi, e il suo mondo fatto di riunioni e incarichi importanti continua a scorrere inevitabilmente, divenendo però un semplice sfondo in cui i sentimenti più puri si scontrano con la ragione e la volontà. E sebbene i dialoghi, fitti e frenetici, caratterizzino l’intero film, la scena chiave è, paradossalmente, priva di qualsiasi parola: un bacio in cui il desiderio, l’amore e la passione (ma anche il dolore) possono fluire liberamente per la prima volta. Una scena intensa e una delle più belle del cinema di Xavier Dolan: un gesto che strappa ogni etichetta e rompe l’immagine sociale che i due protagonisti, Matthias in particolar modo, si erano tanto faticosamente costruiti. Un bacio che, a differenza dell’incidente scatenante, ci viene mostrato in tutta la sua potenza e che abbatte in modo diretto e deciso l’incomunicabilità dei sentimenti e lo fa senza freni o inibizioni. Ancora una volta nel cinema di Dolan gli sguardi, i gesti e i sospiri fanno da protagonisti e rivelano il sentimento che i due uomini provano l’uno per l’altro e che per tanto tempo hanno tentato inutilmente di sopprimere.

Allora sarà amore, e non sarà stato vano aspettarsi tanto.

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E così, anche nel finale, dopo che Maxime avrà scoperto un’altra sconvolgente verità, sarà un gesto di Matthias a dire tutto e niente, a chiudere un film che rimane inevitabilmente aperto. Un movimento della testa, una specie di “Vieni con me”, che lascerà lo spettatore nel dubbio ma che farà capire che, qualsiasi cosa succederà, il legame tra i due è indissolubile: ormai Maxime ha un valore indiscutibile nella vita di Matthias e il sorriso finale rivela una complicità unica, la possibilità di affrontare il mondo insieme, non importa in che modo.

Non sapremo mai se Maxime rinuncerà a partire per l’Australia o se la relazione di cui parlava Dolan nella sua intervista diverrà realtà, ma alla fine non è ciò che ci interessa sapere: ora che hanno preso coscienza dei propri sentimenti ogni porta è aperta.

Xavier Dolan con Matthias & Maxime chiude un ciclo: l’autore riporta sullo schermo, con grande maturità e un pizzico di autoreferenzialità, quei temi che hanno caratterizzato la sua produzione giovanile. Il rapporto difficile con la madre, l’amicizia, l’amore, l’omosessualità e la difficoltà nel trovare il proprio posto nel mondo sono tutti temi che ritornano in quest’ultima opera destinata appunto a chiudere definitivamente un cerchio, un cerchio che ha dato notorietà e successo a Dolan e lo ha definito come autore.

Xavier apre così i suoi 30 anni: dipinge sulla pellicola il sentimento puro e incontaminato e lo fa con l’amore, l’impulso e la frenesia di un adolescente innamorato; innamorato del cinema, delle emozioni e dell’amore stesso.

VOTO: 9/10

Ringrazio la pagina Instagram @xavierdolanitalia per aver ispirato questo articolo