L’amore aristotelico di Les Amours Imaginaires

La sola verità è l’amore oltre ogni ragione.

Alfred de Musset

Si apre con questa citazione il secondo film dell’enfant prodige Xavier Dolan. Una frase, anzi, un concetto intorno al quale tutto la pellicola è destinata a girare. Dolan, all’età di 20 anni, butta sullo schermo il sentimento puro e incontaminato, l’incertezza, la paura e la delusione; e lo fa senza alcun timore mettendo a nudo quelle che sono le caratteristiche di quell’età.

Les amours imaginaires è una delle opere più vere e personali di Xavier Dolan, un’opera in cui mette in scena in modo esplicito gli eccessi del suo cinema: dalle scelte cromatiche, agli interminabili slow motion, passando per la colonna sonora che diventa quasi una sceneggiatura nella sceneggiatura.

L’amore come idealizzazione

Il film si apre con delle interviste, confessioni di personaggi che rimarranno costantemente esterni dalla vicenda principale, ma che continueranno a raccontare nel corso dell’opera i loro amori immaginari, appunto. Intere relazioni basate su un’idealizzazione del partner con un conseguente attaccamento morboso all’idea di questa persona. L’amore diventa così un sentimento irreale, fittizio, frutto di una fantasia destinata a morire precocemente, in quanto il partner non viene amato per ciò che è, ma per ciò che non è. Le ambiguità alimentano così un’attrazione tanto forte quanto falsa.

E così è per Francis e Marie, migliori amici, entrambi infatuati dell’affascinante Nicolas. Un ragazzo dai riccioli biondi che fin da subito catturerà l’attenzione di entrambi coinvolgendoli in un duello che si protrarrà per tutta la durata della pellicola. Nicolas sembra compiaciuto da questo scontro e si diverte, giocando con i sentimenti dei due, manipolandoli e convincendoli di essere i prediletti. Importante, da questo punto di vista, la scena in campagna in cui Francis e Marie arrivano a “combattere” addirittura fisicamente mentre Nicolas li osserva dall’alto, come un Dio greco.

Tra Aristotele e Platone

Dolan ricerca volutamente questo simbolismo ellenico: i riccioli biondi e gli abiti chiari di Nicolas ricordano le maestose divinità greche e, proprio come queste, il ragazzo può permettersi di tirare i fili di quelli che ormai sono le sue due marionette. Ma anche la concezione aristotelica di amore viene ripresa da Dolan; secondo il filosofo greco, infatti:

L’amore è associato al desiderio, all’eccitazione che nascono dalla vista del bello e dal piacere.

Aristotele

Un sentimento quasi inconscio, privo di qualsiasi razionalità. E infatti Nicolas incarna l’amore irrazionale, l’idealizzazione pura del soggetto amato e un amore destinato a svilupparsi in modo inversamente proporzionale alla conoscenza del partner.

Interessante anche la radicale divisione tra amore e amicizia tipica della filosofia aristotelica e qui ripresa da Dolan. Se nei suoi film successivi la barriera tra amicizia e amore diventerà sempre più impercettibile (Tom à la ferme, La mia vita con John F. Donovan, Matthias & Maxime) qui il confine è netto (anche a causa dell’omosessualità del personaggio interpretato dal regista): il rapporto tra Marie e Francis incarna quel legame amicale profondo, complesso e razionale che, inevitabilmente, sopravviverà al conflitto per Nicolas e sopravviverà anche all’amore per Nicolas stesso.

Amore e amicizia

Per Aristotele, infatti, l’amicizia è un legame profondo che nasce dalla conoscenza dell’altro mentre l’amore è associato al desiderio irrazionale che nasce dalla bellezza, qui incarnata da un ragazzo che ricorda un adone greco. Nei film successivi di Dolan, invece, l’amicizia conduce spesso a una forte attrazione (sempre) omoerotica che diventa un amore che non può essere irrazionale in quanto nato da un rapporto razionale fondato sulla conoscenza dell’altro (l’amicizia appunto).

Contraddizione interna con l’idea dell’irrazionalità dell’amore espressa in Les Amours Imaginaires? Probabilmente no. Tutt’altro. I legami che si sviluppano, per esempio, tra Tom e Francis (Tom à la ferme) e Matthias e Maxime (Matthias & Maxime) nascono da un rapporto profondo, complesso e razionale (lasciando da parte la componente perversa nell’attrazione del film Tom à la ferme). In questo modo l’amicizia, già legame spirituale, diviene un amore puro e reale. Anche in questo caso Dolan sembra attingere dalla filosofia greca, in particolar modo dal Simposio di Platone, in cui l’amore omosessuale è spirituale (e quindi riconducibile alla definizione aristotelica di amicizia con l’aggiunta di una componente sessuale spesso implicita nella società greca) mentre quello eterosessuale è unicamente carnale (amore aristotelico).

Comprendere questo schema permette allo spettatore di non perdersi in quella che potrebbe sembrare una contraddizione interna del cinema dolaniano: l’amore tra Matthias e Maxime nasce dall’amicizia, dalla comprensione completa e dalla conoscenza dell’altro ed è quindi un amore razionale, il triangolo che si instaura tra Francis, Marie e Nicolas, invece, è frutto dell’irrazionalità ed è quindi un amore puramente “immaginario”. Quindi, se in Les Amours Imaginaires, l’amicizia e l’amore sono due sentimenti ben diversi e incompatibili in altri film di Dolan questo schema si rompe, dando il via a storie d’amore complesse e imprevedibili, ma in un sistema che non è incoerente, anzi ben congegnato. I legami più solidi e strutturati nel cinema di Dolan sono quelli omosessuali (gli unici spirituali e razionali?) e (il quasi onnipresente) rapporto madre-figlio.

Un duello senza vincitori

Il sesso rimane sempre escluso dal triangolo amoroso dei tre: Nicolas illude Francis e Marie e gioca con i loro sentimenti, ma non li “usa” dal punto di vista sessuale. Francis e Marie hanno rapporti sessuali solo con persone (quasi sempre) sconosciute e rifiutano di creare un legame affettivo con loro perché troppo innamorati di Nicolas: piangono nudi e sconfitti, incapaci di accettare il fatto che la persona che stringono tra le braccia non sia il loro amato.

E così il loro duello si protrae per tutta la pellicola, tra illusioni e tentativi di attirare l’attenzione: competono, si feriscono egoisticamente perché sono pronti ad uccidersi per l’oggetto del loro desiderio. Il tutto sembra un vero duello (con le pistole) come suggerisce la colonna sonora e in particolar modo il brano “Bang Bang” di Dalida:

Mi ricordo quando noi eravamo due bambini e puntavamo le pistole dai cavalli a dondolo… bang bang… tu spari a me… bang bang… io sparo a te… bang bang… e vincerà…bang bang… chi al cuore colpirà…

Dalida

Ma il loro è un duello senza vincitori: entrambi sono destinati a cadere, sconfitti, vittime della realtà e di un amore che si rivela per quel che è. Entrambi dichiareranno il loro amore per Nicolas ed entrambi verranno rifiutati dal ragazzo che, finalmente, smetterà di prendersi gioco di loro. Iconica la scena in cui Francis dichiara i suoi sentimenti al ragazzo: un richiamo voluto a quella con River Phoenix e Keanu Reeves in “Belli e dannati” di Gus Van Stant.

Anche il finale ha un significato importante: a una festa Francis e Marie rimarranno catturati dal fascino di un altro ragazzo che possiede le stesse ambiguità di Nicolas. Nonostante i trascorsi i due si preparano a un nuovo duello: qualcuno vincerà o saranno vittime di un’altra manipolazione e di un amore irreale? La domanda è retorica e il film si chiude così. Per i due non c’è via d’uscita: ormai sono intrappolati in un circolo vizioso dal quale non sembrano poter uscire.

Nella testa dello spettatore rimane, però, una domanda: si può amare o solo immaginare di farlo?

Ringrazio la redazione di LongTake. Il workshop da loro organizzato su Xavier Dolan mi ha fornito le basi per realizzare questa riflessione su “Les Amours Imaginaires”.

Clicca QUI per vedere il video che ho realizzato su questo film.